Vi ricordate il mio vecchio articolo (scritto esattamente un anno fa!) dove in metropolitana si parlava degli italiani come un popolo di poeti, navigatori e ladri?
Se non ve lo ricordate potete cliccare a queste coordinate per leggerlo.
Beh, oggi ne scrivo il continuo spirituale.
Salgo sul vagone della metro praticamente deserto.
'Sta ragazzina qua, che avrà avuto sedici, diciassette anni, l'era proprio carina. Però non era il mio genere. Quindi, dato che non ho voglia di descrivervela, immaginatevela come una ragazza decisamente da muovere ma diametralmente opposta a quella che vi piace da anni (e con cui non avete una mezza possibilità di successo).
Lei, che da adesso in poi chiameremo Stefania, era comodamente seduta sul sedile con l'iPhone in mano (in abbonamento, ché tutti vogliono l'iPhone ma nessuno c'ha i soldi per permetterselo), col quale di sicuro scriveva al tipello di Mirafiori Sud.
Piccolo inciso: la cover dell'iPhone era davvero inguardabile. Tipo quelle floreali vendute dai vucumprà.
Davanti a lei c'era un altro posto a sedere.
In realtà sarebbe dovuto essere libero, se non ci fosse stato il suo piede destro ad occuparlo. [...]
Sulla metro insieme a me era salita anche una signora che probabilmente si dirigeva a casa.
Me la immagino con una bambina piccola ad aspettarla, un marito, una cucina, una cena da cucinare.
Questa signora, che da adesso in poi chiameremo Lucilla, non la scorderò mai.
"Scusi, signorina, lei non può tenere il piede lì".
È Lucilla che parla a Stefania.
All'inizio pare perfino che Lucilla e Stefania siano madre e figlia.
La ragazzina guarda male Lucilla, ma col cazzo che tira giù il piede, e torna a capo chino sullo schermo del telefono.
Qualche secondo dopo, la donna nota che quel piede è rimasto dov'era.
"Signorina, le ho già detto che quel piede non può metterlo lì, è una questione di principio e di rispetto per tutti", insiste Lucilla, usando il dito contro Stefania, per destare la sua attenzione.
Stefania sbuffa, toglie il piede. Fa un espressione del tipo "e mo' sei contenta, rompicoglioni?"
Dopo due secondi Stefania si gira, vede che Lucilla non la sta più squadrando, e il piede torna dov'era prima.
Il bello è che Lucilla non si vuole nemmeno sedere, perché rimane in piedi per tutto il tragitto, infatti qualche fermata dopo Lucilla scende, e la ragazza fa lo stesso poco più tardi.
Stefania aveva un'aria di strafottenza così forte dipinta sul volto che se fossi stato suo padre le avrei tirato due mappine da lasciarle il segno.
"IN CAMERA TUA SENZA TELEFONO E SENZA COMPUTER PER UN ANNO, E NON CI PROVARE MAI PIÚ"
Mia cara Lucilla, le tue azioni non sono nulla di che. Tutti potevano dire a Stefania di starsene buona e seduta composta. Anch'io avrei potuto farlo.
"Perché non l'ho fatto?"
Perché mi hanno insegnato che "chi si fa i cazzi suoi campa cent'anni".
Ti sei proprio arrabbiata per una cazzata. Non saresti morta se quel piede fosse rimasto lì. Neanche volevi sederti!
Ma dal tuo punto di vista, su quel sedile, ci poteva essere un'anziana in difficoltà, o una donna incinta. Invece c'era un fottutissimo piede.
Lucilla, tu hai capito che sotto quel piede non c'era solo un sedile, ma c'era la dignità di tutti.
Ah, Stefania, il tuo nome non l'ho scelto a caso: vedi di toglierti la tua coroncina di 'stocazzo dalla testa, che non sei 'na regina.
Te la meriti proprio la pubblica gogna. Ma per davvero.
Se ci fossi stato io fidati che avrei ricondotto Stefania al rispetto delle regole di civile convivenza con poche frasi. Ed eventualmente qualche ceffone.
RispondiEliminaEd avresti fatto assolutamente bene. ASSOLUTAMENTE
EliminaC'è una canzone di Ivano Fossati che ci sta a fagiolo, si intitola "Quello che manca al mondo"
EliminaSperavo veramente che alla fine un ladro avesse rubato l'iPhone a Stefania, magari pure Lucilla.Ma va bene così.
RispondiEliminaLucilla se n'è andata stizzita. Poverina, mi faceva un sacco tristezza.
RispondiEliminaMa giuro che se fosse stata più vicina l'iPhone glielo prendevo io!