mercoledì 3 ottobre 2012

Le raccolte fondi su Kickstarter sono un rischio per i sostenitori?

Steve Ellis

Benvenuti, buonasera, buonanotte. Girando per il mondo dell'internetto, oggi, ho trovato questa intervista a Steve Ellis, fondatore di Free Radical (ora la nuova Crytek UK, poiché acquistata nel 2009 dopo il fallimentare Haze) e creatore del mai dimenticato Time Splitters che, riassumendo, dice: "Kickstarter chiede essenzialmente a persone che non comprendono i rischi e le difficoltà dell'industria videoludica, di finanziare progetti. Mi aspetto anche alcune delusioni. Il mondo dello sviluppo dei videogiochi è un ambiente creativo, che spesso non si rapporta bene con budget e tabelle di marcia. I publisher si rapportano con queste esigenze tutto il tempo, ma se un progetto Kickstarter finisse i fondi? Si chiederebbero altri soldi? Verrebbe pubblicato un gioco incompleto? Nessuna di queste ipotesi sarebbe accettata dalle persone che hanno donato i propri soldi."
Ecco, non per niente penso che il nostro amico Steve Ellis, qui, non abbia capito proprio niente dei progetti Kickstarter...

Molti sviluppatori di vecchia data, ormai, cercano la spinta necessaria per produrre i propri videogiochi su Kickstarter, perché è immediato, semplice e si ha una diretta interazione coi videogiocatori. Ultimamente c'è perfino Romero con un progetto RPG vecchio stile, Shafer e Gilber invece con una avventura grafica.


Double Fine Adventure - il progetto di Tim Schafer
e Ron Gilbert finanziato tramite Kickstarter
Come giustamente dice Steve, i videogiocatori non comprendono difficoltà e rischi delle aziende videoludiche. Tutto quello che l'industria rischia è progettare FPS scopiazzati da CoD, sperando attirino l'attenzione. Con Battlefield ce l'hanno fatta, hanno guadagnato quello che volevano, e sono tutti felici. Ma la lista dei giochi senz'arte né parte finiti nel cestone del carrefour , sa' quanti sono? Troppi.

Qual è il vero motivo per cui colossi dell'industria videoludica come Shafer vengano spinti ad un pubblico che di economia capiscono (davvero) 'na ceppa di minchia?
Le aziende cercano sempre il botto sicuro, il guadagno facile, e Ellis è rimasto indietro: il mercato non cerca più l'innovazione, non si rischia più. Quindi i veri colossi dell'industria videoludica si rivolgono, con le orecchie basse, a noi, che degli FPS ci siamo stancati, e l'innovazione la vogliamo davvero. Siamo la resistenza contro l'impero Activision e EA. Perché chi dà via i soldi per OUYA, o per Shafer, o per Romero, sa benissimo che li dà via per finanziare un progetto di qualità, e se non torneranno indietro nel formato ludico, non si lamenterà. Continuerà a lottare...


fonte: www.everyeye.it




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