lunedì 12 marzo 2012

Quasi Amici - il riscatto dei francesi

Lo giuri, è dal 2006 che prendi in giro i francesi, hai anche un'amica di quelle origini lì e gli sfottò volano come con la redbull. E mica vorrete fare qualcosa, noi ci divertiamo così.
Ma anche i nostri cuggini sfornano dei film degni di nota (in realtà gli italiani non ce la fanno quasi mai), quelli che guardi la copertina e dici: "oh, questo sembra carino".

Parlo di Quasi Amici (in francese Les Intouchables), film in questo momento nelle sale italiane, creato dalle mani di Olivier Nakache e Eric Toledano, nei ruoli sia di registi che di sceneggiatori.[...]


Appena entrato in sala, il pubblico rimarrà spaesato: la trama inizia infatti in medias res (ringraziamo i nostri professori per insegnarci termini utili solo nei post su internet), e solo in un secondo momento porterà all'inizio della narrazione.


Per il resto, invece, si sviluppa in modo semplice ma convincente, senza fronzoli. Philippe (interpretato da François Cluzet) ricco aristocratico, a causa di un incidente di parapendio rimane immobilizzato dal collo in giù, costretto su una sedia a rotelle.
Driss (interpretato da Omar Sy), invece, è l'opposto: uscito da poco di prigione, cerca (e trova in modo inaspettato) un posto di lavoro come badante da Philippe soltanto per ottenere il sussidio di disoccupazione. Questo innescherà una serie di eventi che culmineranno nel commovente finale.
Il rapporto tra i due diventerà forte anche se apparentemente vivono in due mondi completamente diversi: e sarebbe un peccato spoilerarvi le situazioni comiche che si verranno a generare, perché questo film, anche se targato come drammatico, vi strapperà più che un semplice sorriso.
Piccola nota di merito per il Black Humor che pregna la storia: le battute di Driss nei confronti di Philippe sono degne di quelle quotidianamente ostracizzate dai moralisti internettiani.
Qui, invece, vengono innalzate ad un vero status di parità culturale: le battute di spirito nei confronti dei problemi tetraplegici del protagonista (evitate da tutti gli altri badanti in prova), ci vengono buttate in faccia rispecchiando il simbolo di un rispetto diverso, dove vengono trattati i problemi senza tabù come si farebbe tra persone "normali" (normali e con senso dell'umorismo).


Anche la regia è stata amministrata in modo semplice (salvo alcune scene molto suggestive), ma è così che andava fatto: un film del genere, appesantito da una ricercatezza di linguaggio, sarebbe risultato noioso e poco immediato rispetto alla trama lineare.
Nei titoli di testa si scorge perfino un nome d'eccezione: Ludovico Einaudi ha infatti firmato la colonna sonora del film. Verremo accompagnati dalle sue musiche in modo leggero e rilassante. Risulteranno però un po' ingombranti per chi di Einaudi conosce altre melodie, questo perché il tratto distintivo di Einaudi ella colonna sonora, decisamente troppo marcato, fa sì che vengano messe in ombra alcune scene cardine del film.


Il film, in generale, tocca corde che probabilmente a volte si pensa di aver perso, e farà ridere con situazioni al limite dell'assurdo ma mai volgari. L'ottima recitazione (Omar Sy e François Cluzet spiccano in espressioni e gestualità) non annoia e condisce la vicenda di originalità, accompagnata dalle musiche di Einaudi che a volte snaturano (ma non rovinano) la visione. I drammi dei protagonisti vengono ammorbiditi e dati in pasto agli spettatori, che avranno tempo, tra una risata e l'altra, di approfondire il significato della parola amicizia, senza però farli cadere nel tunnel della retorica spicciola e nauseante. 

P.S. È una roba un po' più "seria", ma le recensioni mi piace farle così. Dai, su, che non è tanto male alla fine.











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